“Stamattina ho incontrato al parco tecnologico di Pula i ricercatori del CRS4, degli autentici maghi che fanno delle cose splendide, incredibili. E sapete quanto guadagnano…?” Parla Valter Veltroni, nel comizio in piazza Garibaldi della sua sfortunata campagna elettorale. Il concetto di magia lo usa anche Paolo Fadda, storico dell’economia sarda, in un articolo per la camera di commercio: maghi che lavorano nel “bosco delle fate” del Parco Tecnologico di Pula. In effetti qualche magia dev’esserci, dal momento che tanti bravi ricercatori hanno respinto offerte allettanti di assunzione altrove per rimanere a Pula. Certo, lo stupore è la reazione prevalente tra i visitatori del Parco, ma c’è un risvolto negativo in questa sorpresa che presuppone la scarsa conoscenza, nell’ambiente politico ed economico sardo, di quanto si fa a Pula.
Credo che uno dei problemi principali del CRS4 sia proprio questo: per la politica sarda, almeno quella che ne conosceva l’esistenza, si tratta di qualcosa da mostrare per stupire i visitatori, pubblici e privati, piuttosto che di un grande serbatoio di competenze molto rare al quale attingere per cercare di colmare il gap tecnologico in quasi tutti i rami dell’attività della Regione. Nei sei anni della mia presidenza di Sardegna Ricerche, per fare un esempio, non ho mai avuto il piacere di una visita della commissione del consiglio regionale preposta alla ricerca ed innovazione: pareva che il Parco esistesse solo per essere mostrato ma non utilizzato. Le principali ricadute sulla vita della nostra regione non furono prodotte da una consapevole integrazione della ricerca nell’economia e società sarda, ma determinate da eventi casuali, da iniziative individuali. Per fare un esempio ricordo l’emozione che ho provato quando (allora ero collaboratore di Tiscali) Pietro Zanarini mi ha mostrato copia del fax che aveva spedito a Reinier van Kleij, a quel tempo consulente di Grauso per l’Unione Sarda, col quale proponeva di creare l’edizione on-line del giornale. Fu quel fax, incorniciato ed appeso nell’ufficio di Renato Soru a Tiscali, ad avviare l’avventura che ha portato a conseguire tanti record ed a consentire la creazione di un importante settore informatico nella regione (l’unica iniziativa industriale significativa dopo il fallimento della petrolchimica). L’altra grande iniziativa è stata qui raccontata magistralmente da Francesco Cucca ed ha già contribuito a portare la Sardegna alla ribalta del mondo scientifico internazionale: “una piccola isola una grande genetica”.
C’è però da riflettere sul fatto che se il mondo politico ed imprenditoriale sardo si fossero resi conto delle potenzialità di sviluppo insite nelle realizzazioni dei ricercatori del CRS4 certamente ci sarebbe stato un grande impulso alla crescita della nostra Isola. Ma lasciamo perdere, per il momento, auguro invece a Giacomo Cao, che ha già dimostrato grande dinamismo e capacità di concretizzare i risultati della ricerca, di riuscire a nel suo difficile lavoro.
Vorrei cogliere l’occasione per ricordare Gianluigi Zanetti. Il Covid ci ha purtroppo impedito di farlo insieme e non è certo il caso di raccontarvi le sue capacità scientifiche che conoscete molto meglio di me. Vorrei piuttosto ricordare alcuni episodi che lo hanno visto protagonista e che mi avevano reso particolarmente orgoglioso di collaborare, sia pure da lontano, alla sua attività. Il primo si era svolto all’Assessorato alla programmazione della RAS quando aveva brillantemente difeso un suo complesso progetto telematico dal tentativo di un docente universitario che lo contestava, cercando inutilmente di schiacciarlo con tutto il peso della sua cattedra accademica, ovviamente senza riuscirci tanto erano solide le argomentazioni di Gianluigi. Un altro episodio lo aveva visto protagonista a Milano nella sede del San Raffaele science park: il San Raffaele chiedeva di associarci nell’acquisto e nella gestione di un enorme e costosissimo computer di nuova generazione espressamente concepito per i calcoli connessi alla bioinformatica. Anche qui Gianluigi aveva dimostrato, convincendo gli scienziati che aveva di fronte, l’inutilità di quell’acquisto, dal momento che una procedura da lui elaborata e già collaudata consentiva risultati superiori e più certi senza imbarcarsi in un inutile investimento. Non so che fine abbia fatto poi il progetto, ma il San Raffaele dichiarò che, per quanto riguardava la bioinformatica, avrebbe senz’altro scelto di appoggiarsi alle competenze del CRS4.
Il terzo episodio è meno rilevante dal punto di vista scientifico ma mi è più caro dal punto di vista umano. Ci trovavamo ad Istanbul per un incontro di coordinamento di una società internazionale di infettivologia. Gianluigi doveva fornire la piattaforma informatica della rivista on-line della società, compito che aveva svolto egregiamente ma non senza avere prima fatto esasperare il presidente dell’associazione, che si sarebbe accontentato di un prodotto normale, facendolo attendere perché, com’era a lui connaturato, Gianluigi non poteva fornirgli delle soluzioni banali ma si era impegnato in un lavoro molto più complesso. Comunque, finita la riunione potevamo ripartire per Cagliari ma avevamo davanti parecchie ore di attesa del decollo.
Trovandoci in una delle più belle città del mondo, mi sembrò naturale usare quelle ore per visitare alcune delle meraviglie che Istanbul offriva, ma dovetti faticare parecchio anzi, letteralmente, trascinare Gianluigi che si era istallato davanti al suo PC per utilizzare al lavoro quelle ore. Mi piace pensare di avergli fatto un bel regalo, costringendolo a visitare Santa Sofia, la Moschea Blu, il Topkapi, la Basilica Cisterna ecc.
Il rapporto umano con i "maghi" del CRS4 nella splendida cornice di Piscina Manna ha avuto per me un significato particolare: potevo finalmente vivere una parte non banale di una visione che avevo raccontato in un articolo pubblicato nel 1986 sulla Nuova Sardegna dove immaginavo una Sardegna “laboratorio del mediterraneo” e raramente accade di poter vivere nei propri sogni.
Giuliano Murgia