«Sono nata in Sardegna». È così che Grazia Deledda iniziò con fierezza il suo discorso davanti all'Accademia reale svedese ricevendo il premio Nobel, unico Nobel per la letteratura conferito ad una donna italiana, e continuò dicendo: «Ho vissuto con i venti, con i boschi e con le montagne… ho ascoltato i canti e le musiche tradizionali e le fiabe e i discorsi del popolo».
Ecco, è questa la Sardegna che ho sempre voluto, che sento dentro di me e che difenderò per sempre. Ma allo stesso tempo ho anche auspicato che questa Sardegna dovesse essere affiancata ad un'altra proiettata nel futuro. Una Sardegna, cioè, fatta dai grandi geni del passato ma anche da pensatori rivoluzionari del presente: un presente in cui i lenti mutamenti lasciano il passo alle accelerazioni improvvise, tumultuose, trainate dalle incessanti innovazioni della conoscenza.
Era naturale, per me, che un altro Nobel affiancasse Grazia Deledda prendendoci per mano in questo nuovo cammino. Ho pensato che questo Nobel non potesse essere che Carlo Rubbia, non solo per la sua vasta ed indiscussa preparazione, che trascendeva i confini della fisica, ma anche per la sua potenza comunicativa e per la sua capacità di stimolo e aggregazione. Fu un grande fervore innovativo quello che scosse la Sardegna nella seconda parte degli anni Ottanta, con un’economia allora inchiodata su un’attività agropastorale non all'altezza delle sue potenzialità di sviluppo, sulla grande industria di base petrolchimica e mineraria, ribattezzate cattedrali in un deserto, e su un’attività di ricerca chiusa tra le mura degli atenei universitari.
Era necessario dare una svolta, un impulso innovativo, creare le condizioni perché la Sardegna si immettesse in un nuovo percorso di crescita, avviando un modello di sviluppo economico che preservasse e valorizzasse, però, allo stesso tempo, cultura, ambiente, tradizioni, usi e costumi millenari ed esclusivi. È così che nacque il Parco Scientifico e Tecnologico in cui attori iniziali furono il Consorzio 21 (oggi Sardegna Ricerche) e il CRS4.
In un contesto di libero mercato i processi economici in generale, ma soprattutto quelli che hanno messo le radici nel tempo, si oppongono sovente al cambiamento. Questo significa che gli effetti delle politiche economiche rivolte a modificare strutturalmente un apparato produttivo si possono apprezzare solo nel medio e lungo periodo. Tuttavia, trent’anni sono effettivamente tanti e oggi è quindi possibile capire se l'attività del CRS4 abbia inciso sul percorso di sviluppo della nostra Isola. In questi anni nella società sarda si è diffusa una nuova consapevolezza: quella sulle potenzialità delle attività immateriali. Infatti, si è verificata una forte crescita di imprese operanti nella cosiddetta new economy (nell’ambito software, hardware, ICT eccetera) più alta di quella nazionale. Questo ha consentito di raggiungere traguardi ambiziosi e primati di eccellenza. Ne cito alcuni: il primo sito internet italiano, il primo browser di dominio pubblico, il primo quotidiano italiano in rete, il primo motore di ricerca, la prima web mail mondiale, il primo provider commerciale italiano, Video On Line, per poi giungere sul finire degli anni Novanta alla nascita di uno dei principali operatori internet a livello europeo: Tiscali. Tutto ciò, unito a diversi brevetti approvati e in corso di approvazione non può che essere un bilancio lusinghiero. Anche se, questi appena descritti sono risultati puntiformi di eccellenza che non hanno permeato il tessuto economico in misura tale da alimentare un nuovo modello di sviluppo. Oggi penso sia necessario mettere mano a quanto allora creato, ridisegnando obiettivi e confini operativi dei singoli attori che animano il Parco Scientifico e Tecnologico della nostra Isola e tra questi anche del CRS4, perché siano, come pensato al momento della loro creazione, dei detonatori che inneschino una esplosione propulsiva nel nostro apparato produttivo.
Mario Floris